Ho avuto il piacere di sentire alcune poesie di Lorenza Fontana al Mangiaparole in occasione della presentazione del suo libro Diatomee da parte di Agostino Raff che ha fatto un interessante testo critico.
Nelle poesie di Lorenza Fontana ho percepito un linguaggio diretto che ti colpisce al cuore o allo stomaco con versi che in alcuni casi ti arrivano come fendenti. Proprio come intendo si dovesse esprimere un poeta, enunciare concetti senza girarci intorno. Mi affido comunque al testo di Agostino Raff.
“Diatomee” di Lorenza Fontana 2024
Agostino Raff
Basta la solita rapida scorsa di questo volumetto di poesie per invitarci all’attenzione?
No, si richiede un atto di volontà, quello cui spesso il lettore onnivoro spesso si sottrae …
Allora cominciano a respirare, a brillare le diatomee (alghe microscopiche che possono costituire il tessuto corneo di un fondale marino) di questi versi innamorati dell’incontro erotico a due, paradiso e inferno della poesia universale. Allora si riscontra qui – in questo autoritratto di Lorenza Fontana – un non inconscio coraggio dell’essenziale, della sintesi, dopo l’esame lirico dai dati della realtà: una matematica di arrivo che sfonda il sentimento dell’essenza e della nostalgia, lasciandone un lucente scheletro. Poesia che dunque nasce già matura nell’autocontrollo, notiamo bene. Noi ne percepiamo la freschezza severa e disincantata che tuttavia non ci impedisce di carezzare lontanamente la tensione di un Catullo ( nel caso di Lorenza Fontana si tratta di un Lesbio assente) o di certe agili sequenze dell’Antologia Palatina. Anche il disincantato o la protesta assumono accenti funzionali (l’eros tra i noiosi oggetti d’uso di una stanza) e ci restituiscono la poeta come senziente comune, tangente al nostro io. Quando questo (grande?) incantesimo accade, possiamo continuare a credere nella poesia.
La raccolta viene presentata con attenzione da una coppia coniugale, Eleonora e Giuseppe Cataldi (Capodiluce) che sembrano adottare Lorenza fontana come figlia. Gli auspici sono buoni, e il sottile paternalismo scherzoso finale di Capodiluce non guasta.
Copertina libro di Lorenza Fontana
Questo che vedete di seguito è la presentazione ufficiale presa da internet.
Questo di Lorenza Fontana è un viaggio all’alienazione del dolore, alla malinconia dell’attesa, in una natura furiosa di bellezza, che si riflette anche nel bimbo e la sua madre che celiano in panchina, oppure in un viaggio in barca per esempio, verso un Faro, (Caronte che va verso un Totem del mare). Tutto congiura e Lei non abiura e si riflette. Copioso il fluire di immagini che descrivono i momenti del desiderio, l’Autrice è anche attrice delle situazioni amorose ed erotiche e ne dà un afflato universale.
Un ringraziamento speciale va alla poetessa Antonietta Tiberia; all’editore Marco Limiti; ai prefatori Eleonora Cataldi e Giuseppe Cataldi; alle mie amiche Lesya Memole Emola, Sara Corsetti, Lina Panci, ai miei genitori; a mia sorella Ilaria Fontana; al poeta Louis D’alessio; agli amici poeti e musicisti; ad Anna Maria Manucci; al Poetry Slamm di Claudia D’Angelo e per ultimi ma non meno importanti ai miei Musi (e); e la lista è assai più lunga.
Lorenza Fontana