LO SPIRITO GITANO DI UN CLASSICO SLAVO:”LE NOTTI BIANCHE” DI LUCA GUERINI

Lo spettacolo di Luca Guerrini “Le notti bianche” è una sfida. È un ottimo lavoro
sulla decontestualizzazione. I personaggi mantengono i loro caratteri e vengono
tratteggiati con una precisione psicologica superlativa, ma perdono i propri nomi che
richiamano l’estero. Non ci sono più nemmeno i nomi di luoghi. La sfida è questa:
riusciranno i personaggi, lontani da noi nel tempo e nello spazio, a parlare al
pubblico dell’Italia odierna? Ogni spettatore risponderà a tale domanda in perfetta
autonomia, l’inviterei solo a riflettere sul fatto che, attuata la decontestualizzazione,
l’azione può svolgersi in ogni dove. Ma il testo racconta pur sempre una relazione
fra un uomo e una donna, un sognatore e una mediatrice fra il sogno e la realtà. Il
tema è universale, gli spettatori si riconoscono nei personaggi e si lasciano
coinvolgere dal racconto.
È quell’intrigante momento in cui il teatro diventa un happening. Quasi per magia,
dietro la quale si avverte tanto lavoro sulla vita scenica creata e ricreata ad arte, gli
spettatori, pur conoscendo bene la trama dostoevskiana, hanno l’impressione di
assistere a un qualcosa di insolito di cui è impossibile prevedere lo sviluppo e la
conclusione. Segno che il teatro accade veramente qui ed ora, ed è un merito
indiscusso del regista Luca Guerini e degli attori Giorgio Filippetti e Ybel Cruz.
È curioso vedere lo spostamento degli accenti nel gioco degli attori. È come se la
vera protagonista di questa storia fosse la donna. L’uomo ha pur sempre la sua
importanza in qualità di narratore di quello che accade. Ma è, indubbiamente, la
donna colei che tiene le fila e porta avanti l’azione, provoca l’uomo e innesca quel
meccanismo che siamo inclini a chiamare “destino”.
Giorgio Filippetti lavora sulla timidezza e, al contempo, sulla generosità del proprio
personaggio nel cedere alla donna il più spazio possibile. Ybel Cruz impressiona
con la propria eccezionale espressività e verve interpretativa. Guidata dal regista,
Ybel trascende dall’età dichiarata del suo personaggio (diciassette anni) e fa un
ottimo uso della sua ricca esperienza teatrale: ciò aiuta a creare le sfaccettature del
carattere della donna che vengono fuori non solo al livello interiore, ma anche e
soprattutto a quello esteriore. Si può dire che i cambiamenti d’umore della
protagonista femminile si manifestano nei gesti, movimenti e perfino nelle danze. La
protagonista de “Le notti bianche” nella sua versione gitana, dall’aspetto all’animo, si
presenta agli spettatori vera e sincera, credibile ed attendibile. È un gioco congiunto
del costume (gonna lunga, camicia a maniche larghe, scialle fatto volteggiare
attorno alla figura dell’attrice), dei gesti e dei movimenti di lei, delle danze accennate
o richiamate con pochissimi elementi (tango, flamenco).
La replica del 21 luglio svoltasi al Hell
Fire Club di Roma (via Marsi 15, San Lorenzo), uno spazio per rappresentazioni
teatrali e altre performance artistiche – ha contribuito a creare una scenografia
particolare dello spettacolo, richiamando un po’ l’Ottocento della storia originale.

Senza dubbio, “Le notti bianche” di Luca Guerini, essendo uno spettacolo sempre in
divenire, si presterà bene anche a una cornice di uno spazio diverso, variando
alcuni dei suoi elementi scenici.
Il prossimo spettacolo prodotto da “Skenexodia” di Luca Guerini andrà in scena il
primo agosto 2024. Si tratta del giallo dal vivo “LE COSE CHE TI FANNO SENTIRE
VIVO” con Vincenzo Filice.
Olga Matsyna

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