La banana sull’iceberg

Parlare della banana di Cattelan è come fare eco con un sibilo a una gigantesca deflagrazione. Dovrei rinunciare a dire qualcosa ma quello che ho visto in giro non mi persuade perché si parla dell’ovvio, cioè di quello che furbescamente ha ordito Cattelan quando invece si dovrebbe parlare proprio di quello che è più vistoso, i soldi.
Possibile che rispetto a questo acquisto c’è solo sbalordimento della cifra pagata, non è troppo ovvio per gli esperti d’arte che si affollano nelle riviste specializzate e nei nomi che con il loro prestigio rappresentano il mondo dell’arte?
Come mai nessuno cerca di capire il fenomeno in se, cioè l’enorme quantità di denaro disponibile che esiste in giro, tutto normale? Strano che non allarmi nessuno, oserei dire una speciale omertà sulla quale almeno due parole vanno dette.
A fronte di tanti artisti che non vendono e che fanno una carriera in completa e continua remissione esiste un “paradiso” che vive di cifre da capogiro dovuto a finanze che appaiono normali ma, é quello che vorrei dire, non è proprio così ed è la base su cui diventa florido il mercato dell’arte.
Non è una scoperta sapere che esistono tanti capitali di dubbia origine che circolano in investimenti molto rischiosi e un’altra quantità forse maggiore che stagna perché ha grosse difficoltà a circolare.
Sono soldi provenienti da banche equivoche o da poco esistenti che insieme ai capitali meno sospetti nelle grosse e famose banche fanno cifre colossali.
Ovvio che non possono stagnare e devono “cambiare pelle”, in pratica cancellare il più possibile la loro origine.
Questo vale anche in questi ultimi dieci anni di gran successo dei Bit coin che hanno assorbito la gran quantità di questi capitali determinandone per l’appunto il successo.
Tante possibili strade si sono inventate che a elencarle e a spiegarle ci vorrebbe tantissimo ma di tutte quella più facile è spenderli in arte perché grosse quantità di denaro si riducono a una tela di pochi centimetri di dimensioni, un dato che tecnicamente permette di avere tantissimi soldi al scuro in piccoli spazi, ad esempio è molto più comodo e sicuro del mattone che oltre alle tasse e manutenzione ha anche l’enormità d’ingombro da gestire, metri quadri e metri cubi che richiedono apparati di tecnici molto esperti ecc.
Insomma la banana è la punta di un gigantesco iceberg che naviga nei piccoli mari della storia dell’arte, a paragone potremmo pure dire nelle pozzanghere per quanto viene umiliato il sapere artistico.

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