“IL MALE ASSOLUTO SULLO SCHERMO” DI GIUSEPPE MELE e intervista all’autore

INVITO ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO “IL MALE ASSOLUTO SULLO SCHERMO” DI GIUSEPPE MELE.

 

Il 23 febbraio alle 17.30 in Via Lungotevere dei Mellini 33A si terrà la presentazione del saggio di Giuseppe Mele “IL MALE ASSOLUTO SULLO SCHERMO”. L”evento è organizzato dalla Federazione Unitaria Italiana Scrittori (FUIS) e vedrà la partecipazione di Giuseppe Mele, autore. L’incontro verrà introdotto dal professor Natale Antonio Rossi e verrà moderato dalla giornalista Anna Tortora. Interverranno, invece, Lampo Calenda (presidente associazione International Forum), Gianfranco Tomei (regista cinematografico), Luigi Buccariello (direttore del Cinestudio Europa) e

 

Rossella Rhao (attrice). Invitandovi alla presentazione, vi lasciamo con la breve recensione del libro e con l’intervista al suo autore.

 

“Il male assoluto sullo schermo” è un’opera che analizza cinque centinaia di film sulla Shoah e di altri genocidi di cui l’umanità conserva memoria. Dopo un’attenta disamina di genocidi commessi dall’essere umano prima e dopo l’olocausto, l’autore giunge alla conclusione che solo lo sterminio degli ebrei da parte del regime nazista è un male assoluto perché poggia su solide basi ideologiche talmente razionalizzate da poter essere considerate “scientifiche”. È, dunque, il male assoluto.

 

In totale, sulla Shoah furono girati ben

 

495 film, ma solo un quinto circa vide il grande schermo e incontrò il pubblico. Gli altri rimasero nelle cineteche e nei musei cinematografici.

 

Il saggio è molto ambizioso perché si pone l’obiettivo di smontare da dentro i malsani meccanismi della dottrina e propaganda naziste seguendo le orme dei cineasti che avevano osato farlo al cinema.

 

Tuttavia, questo saggio non è un’enciclopedia sulla storia del cinema in cui sono disponibili le sinossi di tutte le opere. È una delle ragioni per cui il libro sarà interessante anche ai veri intenditori del cinema che pensano di conoscere l’argomento. Troveranno anch’essi degli spunti di riflessione e dei titoli di cui non hanno mai sentito

 

parlare. È un testo che ispira curiosità e voglia di conoscere meglio il cinema e soprattutto la storia da lui evocata. È una ricerca di verità attraverso le opere d’arte cinematografica che ne sono testimonianze vive. Il cinema diventa così un antidoto contro la “cancel culture” ovvero la rimozione praticata da tutte le culture restie ad ammettere le proprie colpe.

 

Oltre allo sguardo sull’occidente, il saggio offre una panoramica sul mondo asiatico per scoprire che l’Asia non è ancora evoluta al punto di riconoscere la barbarie ed inciviltà di genocidi e continua imperterrita a commetterli.

 

Non scherza nemmeno l’occidente perché, ai fini di evitare, prevenire e abolire la violenza, esso la racconta con

 

la dovizia di particolari nelle opere d’arte e ne diventa in qualche modo promotore e divulgatore. Si avanza un’ipotesi che il mondo d’oggi sarebbe fin troppo simile a quello del 1933, con tutte le conseguenze che ne possono derivare. E i cineasti, piuttosto che affrontare l’attualità, tornano a girare l’ennesimo film sulla Germania nazista spesso ridicolizzando il nemico, il ché non aiuta affatto a prevenire la ripetizione della storia.

 

I risvolti artistici della caccia al nazismo del secondo dopoguerra sono ispirazioni per la fantascienza e l’horror.  Nella narrazione americana ed europea, il male assoluto cambia volto e nazioni. Lo è, di volta in volta, una qualche  dittatura dell’Estremo oriente, il fondamentalismo islamico o il regime

 

russo. Eppure, nell’ottica occidentale, il cinema permane un luogo deputato in cui spiegare agli elettori le nuove tendenze politiche statunitensi. E il male assoluto resta il peggiore degli incubi. Ma, per assurdo, anche il migliore dei sogni.

 

Olga Matsyna

 

INTERVISTA A GIUSEPPE MELE, l’Autore del libro “IL MALE ASSOLUTO SULLO SCHERMO”

1) Giuseppe, che esperienze la hanno portato a voler affrontare lo studio del male assoluto riversato nelle opere cinematografiche? La considerazione che dal 2000 sono stati fatti più film sull’Olocausto che nel periodo dal 1945 al 1999
2) Che cos’è per lei il male? Fare male in qualunque modo al prossimo
3) Esiste, secondo lei, un male relativo? Certamente. I vincitori fanno mali relativi; i perdenti, se sono grandi, i mali assoluti
4) Genocidio ed olocausto. Forse non tutti sono consapevoli di come si possono distinguere. Quali sono le differenze oggettive e quali invece ne individua Lei come autore di questa ricerca? Il genocidio è la metodica distruzione di un gruppo etnico, razziale o religioso, compiuta attraverso lo sterminio degli individui e l’annullamento dei valori e dei documenti culturali. L’Olocausto è un preciso genocidio compiuto in un periodo storico contro gli ebrei. Il libro tratta dei film girati sul primo e sul secondo
5) Sostiene che i primi ideologi ed esecutori di un genocidio assoluto sarebbero stati i rivoluzionari francesi nel 1793-94. Perché, a suo avviso, si perde la traccia di quei tragici eventi? Non abbiamo prove mediali del massacro dei vandeani e neanche di quelli degli Albigesi e della popolazione di Gerusalemme nella prima crociata.
6) Qual è il ruolo della dottina e propaganda nella diffusione del male assoluto? 7) Dove passa la sottile linea rossa fra il patriottismo e il sano nazionalismo da una parte e l’ultranazionalismo che sfocia nel nazismo dall’altra? Qual è il ruolo dell’idea di grandeur in tutto ciò? Patriottismo e nazionalismo sono la stessa cosa; nascono dall’istanza democratica dei popoli (vale a dire delle loro oligarchie) che riportano il potere a sé ed ad un preciso territorio strappandolo alle aristocrazie apolidi e slegate dai popoli insistenti sui popoli governati. Non esiste l’ultranazionalismo; esiste la contezza delle possibilità nazionali reali di dominare o di non essere dominati. Il primo esercizio del nazionalismo è l’indipendenza che nella fase attuale è un lusso ottenuto da pochi paesi, talvolta anche grazie a tenori di vita più bassi ed a vicende grazie. Non è corretto considerare il nazismo come risultato del percorso dell’ultranazionalismo. Il nazionalsocialismo, come dice la parola, si fondò sul binomio della stretta pianificazione economica e del dirigismo politico a partito unico; l’evoluzione bolscevica del socialismo in un unico paese si mosse su un percorso parallelo in cui parte dell’accumulazione del capitale venne trovata allo stesso modo, in un caso derubando ed eliminando fisicamente i borghesi, i possidenti agricoli, anche minori; nell’altro gli ebrei e gli oppositori. 8) Secondo Lei, perché non funzionano le convenzioni approvate nel mondo per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio? La UN Genocide Convention, la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, è un trattato internazionale, adottato all’unanimità dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, nel 1948, che mette al bando il genocidio, codificato come un crimine; lo hanno firmato 152 Stati. Nel 2021 dopo i casi serbi e è stato condannato in Germania ,dall’Alta Corte Regionale di Francoforte, un membro del gruppo dello Stato Islamico (ISIS) colpevole di genocidio contro la minoranza curda degli yazidi religiosi spiritisti. Appare evidente che la sanzione giuridica ed il giudizio finale si esercitino solo su paesi piccoli, sconfitti e lontani da grandi potenze. 9) A Suo parere, che posto occupa Schindler”s List di Steven Spielberg in tutta la cinematografia sulla Shoah? Il recupero cinematografico dell’Olocausto, ammutolito ed escluso nel primo ventennio del dopoguerra trova nel film del ’93 di Spielberg l’acme del periodo della pienezza dell’espressione e del racconto dell’evento

10) Il trauma che vive il sopravvissuto porta per forza alla rimozione? Se sì, di che strumenti ci possiamo servire per superare il trauma, ma evitare che il male assoluto torni in vita più vigoroso che mai? L’epoca del genocidio ha condotto ad uno stadio di trauma fisiologico permanente in cui neanche si rimuove ma anzi si vive la presenza delle tendenze peggiori dell’anima cercando di escluderle, abbattendo la pienezza del sé, non potendo contare, dato il relativismo imperante, su vie teleologiche della salvezza
11) Ha fiducia nell”uomo? Secondo lei, sarà mai possibile estirpare il genocidio come crimine contro l’umanità? Difficile, si tratta di uno strumento nelle mani dei grandi autoritarismi che lo usano a minaccia dei nemicoi esterni e dei sovvertitori interni
12) Ha mai pensato di indirizzate la sua ricerca verso il bene, assoluto o relativo che sia? Negli strumenti culturali, come libri, media, musica ecc., il bene, dopo la fine del dominio religioso di quello ideologico sulle società, è protagonista solo in funzione del giudizio e della condanna di un male che finisce per dominare la scena. Il relativismo dominante inibisce la credibilità del bene, reso simile alla follia o stupidità, lasciando il campo solo al male di cui non si dubita.


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