Incontrando dopo la proiezione di un film alla Festa del cinema di Roma Gianfranco Tomei, autore de
“Videorama” (Idrovolante), gli pongo alcune domande su un altro suo libro, Pasolini borghese Edizioni Nuova cultura.
– Gianfranco, non poteva ignorare che, in un mondo in cui Pasolini è sempre ricordato come un
intellettuale che difende gli interessi del proletariato e sottoproletariato, la citazione del suo lato borghese
sarà, per lo meno, "scomodo". Come mai questa scelta controcorrente?
Pasolini era un borghese, suo padre era un ufficiale dell’esercito in epoca fascista, e discendente di una
famiglia nobile di Ravenna, i Dell’Acqua. La madre era insegnante. Pasolini non ha mai fatto mistero di
questa sua origine, lo dice più volte in tante interviste e anche nelle sue poesie. Il suo amore per il
popolo, sincero, deriva da una prospettiva gramsciana, con l’intellettuale che si rivolge ai proletari e ai
sottoproletari, come ce n’erano a Roma, con il compito allo stesso tempo di migliorarne le condizioni e
mantenere la loro cultura tradizionale ed etnografica: non snaturarli quindi a causa dell’inevitabile e
necessario progresso. Inoltre in molti film si scaglia contro la perdita del sacro della borghesia, la quale
riassume tutto nell’orbita dell’utilitaristico e del razionalistico, perdendo così dignità e degradandosi.
– Intravede, nella biografia pasoliniana dei periodi borghesi oppure i lati borghesi lo accompagnano,
secondo Lei, per tutto il suo percorso artistico?
Il primo Pasolini, dalle poesie friulane, ai romanzi romani ai primi film, è tutto concentrato sul popolo. Poi,
quando l’autore si accorge che quel popolo non esiste più, compie due operazione uguali e contrarie: si
rifugia in un passato mitico e arcaico, con Edipo re, Medea e i film della Trilogia della Vita, e affronta a
viso aperto la borghesia del tempo, con film come Teorema, Porcile, Salò, romanzi come la Divina
Mimesis, Petrolio, e le contemporanee opere teatrali. Per lui a quel punto il popolo non esiste più,
spazzato via dall’industrializzazione e dal potere dei media, ci sono solo masse più o meno borghesi da
affrontare nei punti più dolenti.
– Quest’anno Pier Paolo è ricordato con tantissimi eventi per il centenario dalla nascita. Qual è il suo
atteggiamento nei confronti di queste celebrazioni?
Io sono contento di queste celebrazioni in fondo, quando avevo ventanni di Pasolini si parlava poco e
quasi con vergogna. Ora è emersa a tutti la sua importanza. Non bisogna però dimenticare che il
pensiero di Pasolini fa spesso male, mette in luce le nostre intime miserie, non è innocuo. Quindi questo
abbraccio collettivo bipartisan ha dei tratti di ipocrisia, specie da parte dei progressisti, che ne fanno una
loro bandiera quando di fatto non lo era e colpiva anche loro.
– A suo avviso, cosane direbbe Paolini di quel che avviene in Italia e nel mondo oggi?
Affermare cosa avrebbe detto Pasolini oggi fa sorridere, perché era un personaggio assolutamente
imprevedibile, si pensi alla poesia contro i giovani del ’68 e a favore dei poliziotti. Non sappiamo dove
avrebbe puntato la sua attenzione, la sua sensibilità ci è stata strappata con il suo omicidio spietato.
Certo non avrebbe fatto sconti al potere di oggi, e chissà cosa avrebbe detto sul Covid, non oso
pensarlo…
– Se dovesse girare un film dedicato a Pier Paolo, di che genere sarebbe e che titolo avrebbe?
Ci sono tante cose video fatte da autori importanti in giro: il Pasolini di Abel Ferrara, pur con la sua
depistante ipotesi sulla morte, che è un po' indegna di un autore del calibro di Ferrara. La Macchinazione
di David Grieco, molto plausibile. Una marea di documentari. Ho scritto questo libro, non so se mi verrà
mai in mente di fare un film o un documentario
– Una domanda attualissima per i tempi in cui viviamo. Qual è il fascismo che voleva arginare Pasolini?
Il fascismo per Pasolini è il pensiero che non ammette contraddizioni, opposizioni, diversità di vedute.
Pasolini puntava il dito soprattutto contro il potere della civiltà dei consumi, che per lui distruggeva l’Italia.
A un certo punto diceva che il fascismo di Mussolini, che parlava imperioso dal balcone di piazza
Venezia, non scalfiva minimamente l’anima dei giovani che andavano ad ascoltarlo. Questi poi
tornavano alle loro campagne, riprendevano in mano la zappa e ritornavano i contadini che erano stati
per secoli i loro nonni e i loro trisavoli. Invece la televisione, che entra nelle case e impone i suoi modelli
di vita edonistici e irraggiungibili per molti, li deturpa nel profondo e li rende tristi e criminaloidi.
Pensiero attualissimo.
– Qual è il pensiero di Pasolini sul potere che, secondo Lei, non perderà mai d’attualità?
Il fatto che qualsiasi formazione politica, destra, centro o sinistra non importa, quando sale al Potere
tende a diventare immediatamente intollerante e falsamente democratica. Il Potere corrompe e in questo
Pasolini l’aveva vista lunga. Un Potere che accetti, per Pasolini, l’esistenza di altre forme di vita e di
esistenza, diverse da quelle che il Potere prevede, e che sono sostanzialmente forme di esistenza ad
esso servili, sono ancora ad oggi impensabili. Il Potere è anarchico e fa ciò che vuole, diceva PPP,
difficile tenergli testa come singoli.
– Pasolini e la fede / la religione è un accostamento audace. Controsenso o ha un motivo di esistere?
Pasolini era laico, senza dubbio. E anche molto libertino nella sua vita privata, sebbene condannasse il
falso edonismo proposto dalla società dei consumi. Tuttavia aveva un particolare senso religioso, che lui
riassumeva con il titolo di una sua raccolta di articoli: “Empirismo eretico”. Una sorta di religiosità
naturalistica, un Deus sive Natura come diceva il filosofo Spinoza. E Spinoza è infatti presente come
personaggio nel testo teatrale di “Porcile” del 1968. Un mondo quindi immerso nella religiosità, che il
razionalismo tecnocratico della piccola-borghesia tende ad annullare. Una sorte di panteismo? Forse si,
ma che non escludeva la visione del corpo cristico, del sacrificio per gli altri, e che ne fa, anche e proprio
per la sua morte violenta, una sorta di “santo laico”, anche se questa definizione non piace e fa storcere
il naso a molti.
– dal suo personale punto di vista, che significato assume oggi tutta la produzione artistica di Pier Paolo
dedicata all’omosessualità?
A parte alcune opere giovanili, Pasolini non parla quasi mai di omosessualità. Per pudore, perché non gli
interessa fare battaglie sui diritti civili. Anzi, riteneva i diritti civili, per quanto giusti, pericolosi quando
diventano ossessivi. Li riteneva conquiste che rischiano di trasformare l’individuo in un edonista narciso,
e soprattutto pericolosi quando calati dall’alto e non conquistati dal basso. Non credo che avremmo mai
visto Pasolini ad un gay-pride, o reclamare per gli omosessuali matrimonio e anche utero in affitto. La
lotta per i diritti, quando ossessiva, per lui era un modo per assoggettare le diversità all’orbita del
politicamente corretto, anche se non si chiamava ancora così, e del potere borghese.
– Il cinema di Pasolini e i film dedicati a Pasolini da cineasti italiani ed internazionali. Lei, come regista,
avrà sicuramente un’ opinione su come cambiava la retorica attorno all’eredità cinematografica
pasoliniana?
Il cinema di Pasolini ha dei tratti bellissimi, ma anche dei tratti enigmatici e in un certo senso volutamente
dilettantistici. Ricordo la polemica, peraltro sterile, di Gabriele Muccino, che aveva detto anni fa che il
cinema di Pasolini era brutto e che aveva convinto molti incapaci a fare un cinema dilettantistico e
povero. I professionisti non capiscono il cinema di Pasolini, lo vedono spoglio e disadorno, quando
invece contiene in sé degli elementi di grande grazia, come i riferimenti pittorici a Mantegna, Masaccio,
Piero della Francesca ecc. Un critico mio amico lo chiamava “anti-cinema”. Comunque molti altri registi,
italiani ma anche dei paesi in via di sviluppo, prendono esempio dalle sue pellicole. Anche Martin
Scorsese è un grande estimatore di PPP, specie di Accattone e del Vangelo secondo Matteo.
– Cosa di più La affascina nel Pasolini poeta?
Mi affascina il suo recupero, in maniera moderna, della terzina dantesca, come ne “Le ceneri di
Gramsci”. E anche il suo rifiuto del verso libero e in generale di tutto il modernismo avanguardistico del
novecento. Il suo rifarsi alla Tradizione anche in poesia, e non ultimo il suo amore per la poesia
dialettale. Sebbene, contraddittoriamente, ricorra anche lui a metodi modernisti nelle ultime raccolte
poetiche come “Poesia in forma di rosa”, “Trasumanar e organizzar” e “La nuova gioventù”…
– Lei è un regista e un autore di narrativa e saggistica. Dove si possono conoscere le sue opere letterarie
e cinematografiche?
Sono tutte pubblicate e reperibili anche online. In particolare, con un po’ di narcisismo anch’io, vi segnalo
il mio romanzo “Videorama”, su una Roma criminale e violenta. Sono convinto vi possa suggestionare…
– So che ha un mente un salto al Festival del cinema di Berlino a febbraio 2023…
Forse andrò a Cannes 2023…
– E il libro su Pasolini lo andrà a presentare a Roma. Ci dica solo dove, come e quando!
Domani, giovedì 24 novembre 2022, siamo al Museo Canova Tadolini, via del Babuino 150 dalle h 17, a
presentare il mio “Pasolini Borghese”. Vi aspetto…
– Non teme di essere accusati di aver creato, pur involontariamente un “bignami” sulla vita e opera di
Pasolini?
Il mio libro, Pasolini Borghese, corre un po’ questo rischio, di essere percepito come un po’ un bignami,
ma volevo essere il più chiaro possibile, e rivolgermi ad un pubblico che non necessariamente conosce
Pasolini, diverso dal suo pubblico abituale, e farlo magari appassionare ad un autore importante del
secondo novecento…
– Il libro è uscito nel 2018. Dopo averlo scritto, non ci pensa più o continua a seguire le indagini sul
delitto Pasolini?
Continuo ad interessarmi a Pasolini, e anche al suo delitto. Ad esempio ho saputo da poco, tramite il
giornalista Aldo Colonna, del Manifesto, che la sera del delitto, fra i picchiatori, c’era anche (siamo
sempre e solo nel campo delle ipotesi) Jacques Berenguer, all’epoca capo del clan dei Marsigliesi. Una
cosa che non sapevo e che ho scoperto ora. Il delitto Pasolini continua a interessarmi, si…
Olga Matsyna
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