L’OMBRA DI CARAVAGGIO

di MICHELE PLACIDO

 

“L’amore vince su tutto. Sulle armi, sulle guerre, sulle arti”, – è il nucleo di una viva discussione fra i personaggi del film, fruitori dell’arte di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Quanto è ancor oggi d’attualità, lo scoprite vedendo il film.

 

“L’ombra…” è un autentico giallo ambientato nel primo decennio del Seicento. È un’indagine sulla vita e opera del Caravaggio, pittore ribelle, irriverente. Un uomo in cerca del vero. Un fedele che cita a memoria interi passi delle sacre scritture, ma che osserva, attento, il mondo dei reietti: poveri, malati, prostitute e delinquenti-  e

 

ne alleggerisce le sofferenze, spesso macchiandosi di peccati anche lui. E pure di crimini.

 

Tutto ciò permette al Caravaggio di oltrepassare i confini delll’ovvio e banale e creare opere che anticipano i suoi tempi. “È la morta più viva che mai si è potuta vedere”, – commenta il clero il suo quadro “La morte della Vergine”. Ma la chiesa non è pronta, è restia ad affrontare lo scandalo: la donna rappresentata nel quadro è una prostituta affogata nel Tevere.

 

Il film esce in un momento storico in cui perfino i fatti di più di quattrocento anni fa possono di nuovo scandalizzare l’attuale chiesa e l’attuale potere: sono rimesse in discussione molte libertà, su certi percorsi l’Italia sta tornando

indietro di decenni e forse di secoli. E diventa sempre più interessante ed importante il richiamo di quest’opera cinematografica all’umanità. L’umanità del Caravaggio, tratteggiato da Michele Placido ed interpretato con rispetto e passione da Riccardo Scamarcio (dai tempi de “Il grande sogno” un alter ego del regista), è proprio ciò che lo salva più volte in vita e lo riscatta da ogni possibile misfatto agli occhi dei posteri.

 

È un’opera ambiziosa nelle sue intenzioni, ma gli obiettivi che si prefigge li raggiunge tutti. Riesce a toccare le corde dell’anima restituendo vita a personaggi dei secoli addietro, restituendo carne, voce, respiro ed emozione al patrimonio artistico nazionale e mondiale. Ma va anche ben oltre, portandoci alla catarsi con una

 

riflessione caravaggesca sul senso della vita. La ricerca della verità. E l’impossibilità di fare un percorso diverso da quello prescelto. “Mi hanno chiesto un pentinento. Ma io non so di che pentirmi. Amor vincit omnia”.

 

“Soltanto un uomo tormentato come Michele poteva realizzare questo capolavoro” – afferma il cardinal del Monte a proposito dell’autoritratto del pittore. “Michele” qui, ovviamente sta per Michele Angelo Merisi il Caravaggio. Ma il montaggio della vita può tagliare la superflua spiegazionie, e il detto varrà per il regista e per la sua opera. Michele Placido. “L’ombra di Caravaggio”.

 

Olga Matsyna

 

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Di gila

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