Come avrete notato, c’è un’ onda di sdegno nei confronti di una grande scultura di metallo della nota gioielleria Bulgari a Roma a largo Goldoni.
Per la prima volta tanti del settore dell’arte contemporanea, soprattutto giornalisti accreditati presso le migliori riviste, si sono espressi univocamente contro questa scultura, un ingrandimento del marchio della nota casa di gioielli. Strano perché è sì una scultura, o installazione come la si vuol definire, ma non ha nessuna pretesa di essere un’ opera di arte contemporanea, eppure la giudicano come se fosse tale; è come, ad esempio, prendersela con un altro oggetto marchio famoso come il pneumatico della Pirelli e dall’alto del pensiero dell’arte contemporanea dire che non piace perché vedere una ruota è orrendo. Forse piaceranno ruote triangolari o quadrate ma una fabbrica che produce pneumatici non può far altro che esporre ruote altrimenti viene confusa con altro. Eppure, stando alle riviste e giornali che si vedono in questi giorni, un ragionamento così elementare sta diventando la cosa più difficile di questo mondo per i noti critici famosi per essere sapientoni. Senza dare scampo “l’uomo del Monte” ha detto no e quel serpente stilizzato della maison Bulgari, anche se questa ha venduto tanti gioielli simili a cifre da capogiro. Strano no?

Forse ho trovato la spiegazione di tutto questo dibattito montato su Serpenti Metamorfosi: è un marketing al contrario. Si fa baccano contro un’ opera per accentrare su di essa visibilità.
Fateci caso: pagare giornali e riviste per fare pubblicità a Bulgari sarebbe costato tanti soldi. Invece- penso- pagando solo “l’uomo del monte” di turno, sono riusciti a sollevare un polverone tale che per forza di cose dà visibilità, quella visibilità che sarebbe costata tanti soldi.

A questo punto ridiamoci sopra, forse è meglio di tanta “critica”.
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