POESIE TERMALI. MONTECATINI TERME AGOSTO 2023 sono le nuove poesie di Wisteria che qui potete leggere. C’è tutta l’atmosfera di un luogo particolate qual’é quello di Montecatini Terme nei luoghi più significativi che hanno espresso nel tempo la storia di questa piccola città che è un richiamo mondiale non solo per le sue preziose acque.
Wisteria non solo indugia sugli aspetti paesaggistici naturali e architettonici ma ci mette del suo nell’interpretazione esistenziale dei luoghi e nelle sue personali reminiscenze.
Oi pollòi *
Malati alle terme
Si aggirano tra simboli che non più intendono.
Colonne, fontane e salutifere deità. &DAGLI ATRII MUSCOSI, DAI FORI CADENTI…&
& Io non pranzo.& &Io non ceno. &
& Io la sera a letto all’otto.&
&Ma veramente fan bene le acque?& E intanto un virus insidioso
Porta in tavola piatti di riso in bianco
A chi poi non rifiuta il dessert.
Da dove viene questa debolezza, Questi figli che non si sposano, Questi vecchi che non respirano? Paura di vivere. Paura di guarire.
Saprei spiegare che tutto ciò è metafora
Di un’Italia che è anch’essa un monumento in rovina,
Che non si perdono guerre impunemente,
Ma solo levo il calice agli anni felici:
&…Ti ricordi? Lì c’era…&
(Un’elegia senza conforto:
&TORNATE ALLE VOSTRE SUPERBE RUINE..&).
Abbiamo ereditato dalla storia
Una Bisanzio senza diademi
Ma con molti veleni.
Inconsapevoli ne muoiono oi pollòi
&DI UN VOLGO DISPERSO CHE NOME NON HA.&
Ma non noi. Noi no.
*Oi pollòi: in greco ‘la maggioranza&, contrapposto a Oi oligòi, ‘la minoranza’. Termini usati da Pericle per esaltare la democrazia ateniese contro l’ oligarchia spartana, ripresi dai colti nobili inglesi in senso dispregiativo nei confronti del popolo.
Le citazioni in lettere capitali sono tratte dal famoso coro dell&Adelchi& di A. Manzoni, che ivi si conferma mediocre poeta ma ottimo conoscitore dell’animo italico.
Oi oligòi
Non per noi, ma contro di noi
Fu fatta la storia recente.
Alla guerra il nostro sangue,
Alle riforme i nostri beni,
Alle rivoluzioni il nostro retaggio.
Veniamo dai castelli, dai drappi di seta,
Dai libri, dagli spazi e dai silenzi,
Per essere di riserva in ogni graduatoria,
O nel paragrafo degli esclusi da leggi sociali:
Siamo quelli che lo stato taglieggia e poi abbandona.
Nei gruppi, come congiurati, ci riconosciamo.
In un codice ignoto ai più Ricordiamo i nostri vecchi:
Docente, possidente, o integerrimo legale,
Che, a fronte dei voltafaccia del secolo,
Dissero in varie lingue e dialetti:
&O TEMPORA, O MORES!&
Superiamo la massa di una spanna,
A favore di pugnalata, che puntuale giunge.
Ma ogni maschera che facciamo cadere
Ci svela lo stesso volto di un brutale potere.
E quando il malgoverno spara nel mucchio dei protetti,
Al reietto stupito porgiamo il filo sapiente
Che lo tragga dal dedaleo intrigo
Del Minosse globale e del Minotauro legittimo.
Chiedete perdono ai vivi,
Perché i morti non dimenticano.
FILOSOFIA DELLA THUNBERGIA*
Se la Gardenia Thunbergia conoscesse la sua fine,
Doserebbe meglio la sua fioritura
Permettendo solo poche perfette evoluzioni
Ai petali ravvolti dei suoi boccioli,
Per consegnare gli ultimi al Settembre
Imminente;
Ma, forse stregata da ostinate cicale,
Ha voluto donarci oggi interamente
La sua bianca costellazione
Il suo cuore di profumo.
Verde.
* Il parco del Tettuccio detiene, fra gli altri tesori d’arte, un raro esemplare di Gardenia Thunbergia,tipica del Sudafrica. Esso ha più di cento anni e si tramanda che Giacomo Puccini se ne ornasse il revers quando soggiornava alle Terme.
UN TEMPO FU L’ORGOGLIO
Un tempo fu l’orgoglio
Ad alzare foreste di colonne
Statue più grandi del vero
A capi fallibili di genti,
Resi da marmo e bronzo eroi divini,
A scrivere leggi perentorie
E poemi che si volevano eterni.
&EXEGI MONUMENTUM AERE PERENNIUS…&
Edificare fu invero cosa edificante.
A noi non appartiene il costruire
Ma la cura medicinale del frammento,
La carie del marmo,la lebbra del dipinto,
La tessera perduta dell’ intarsio.
Questo è il tempo della triste umiltà :
Rialzare colonne abbattute,
Onorare antiche leggi come nuovissimi ukase-
UNICUIQUE SUUM-
Fare di noi stessi le cariatidi
Dell’architrave sociale,
Re -imparare la sezione aurea per i templi futuri,
E sottovoce scandire esametri latini.
EPIGRAMMA SULLA GUERRA SLAVA
Anna Achmatova era di Odessa,
Solgenytsin nacque a Kislovodsk, dalle ‘Acque acide’ del Caucaso,
A Varsavia invece Mandelstam, l’ebreo,
Nel granducato imperiale di Russia.
Sarebbero invero contrariati
Di avere vissuto e di essere morti per un altro paese,
Di avere scritto per un ALTROVE. Per un NULLA.
Nulla…E se vi fosse un’altra gnome? Un più poetico jus?
Che sia invece onore ed opera
della letteratura
Insegnare che siamo tutti, noi che leggiamo,
Senza volere, senza sapere,
ALTROVE?
POESIE DEL RITORNO
NON DAL COMPASSO, MA DALL’ARATRO
Non dal compasso, ma dall’aratro
Non dall’architetto ma dall’indovino
Venivano fondate le città;
Dal mito e dal rito,
Da un volo di uccelli, dal tuono augurale.
Nei nuovi territori, nelle marche di confine,
Ai confini che il tempo superava,
Per cancellarli dopo la lunga difesa,
Il cardo e il decumano dei soldati plebei
Disegnavano i quartieri dei nuovi ottimati.
Grande sapienza dei fondatori di città
Il cui compito è la permanenza.
(Etymologicum magnum:
Urbe nasce da arvum, il Campo.
Civiltà da Civitas, la Città,
Come Prudenza e Provvidenza
Significano la virtù di chi governa,
E, per chi guarda lontano,
La Preveggenza, che è dei Santi
E dei Legislatori).
Esatta misura,
Calcolo celeste,
Musica di rapporti,
Che l’orecchio non coglie,
Che l’occhio non discerne,
Che la mente contempla,
Che il barbaro ammira.
Pochi secoli videro la primavera dell’ingegno,
Millenni la sua dotta imitazione.
A ogni costruito il giusto costrutto,
Nessuna pietra fuori squadra
Nessun ornamento fuori posto.
Nulla fu mai di troppo.
La ragione degli ordini,
La lesena che non è una parasta,
La piattabanda che non è un arco,
Le spinte e le controspinte,
Che fanno la volta,
La vittoria del capitello corinzio,
La civetteria della serliana,
La necessità delle cornici e dei frontoni,
La magnitudo del peristilio.
Da quando si perse il linguaggio
La forma divenne massa informe,
Onda, nuvola geniale,
Pesce mostruoso, tenda nel deserto.
Quanto ne dovremo attraversare
Per ritrovare il centro divino,
La materia domata e temperata,
Che accolga e sostenga l’umano,
E che duri?
Roma settembre 2023
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